di Pietro Giorgio

Tra Fèrule e Seléinzie de Négghie (tra ferule e silenzi di nebbia), è il nuovo libro di
poesie, in dialetto biscegliese, del collega in pensione Demetrio Rigante, pubblicato
da De Feudis Editore
Il dialetto, lingua dei nostri padri, è il mezzo con il quale attraverso la spontaneità,
l’immediatezza di comunicazione, si intessono relazioni e si tramandano esperienze
che costituiscono saggezza di vita; in questo modo un linguaggio particolare assurge
a lingua universale.
Alla presentazione del libro sono intervenuti Mons. Giovanni Ricchiuti vescovo
emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e lo scrittore- giornalista Enzo
Quarto
.
Mons. Ricchiuti rivolgendosi all’autore commenta così: “dall’alto di Monte Caccia,
centro trasmittente a 680 metri s.l.m., il tuo sguardo si fa parola, si fa dialetto, in cui
ci sono radici lontane di greco, di latino, di arabo, di francese e spagnolo.”
Dalla torre ponti, a 60 metri di altezza, luogo ben noto a Demetrio che svolgeva la
sua attività come responsabile di Rigante , si poteva nello stesso tempo toccare il
cielo e guardare il mare che bagna Bisceglie.

In autunno inoltrato, questo paesaggio di pietra, all’apparenza immobile, offriva
grandi spunti per meditazioni soprattutto quando la nebbia copriva la Murgia e l’aria
rarefatta avvolgeva le ferule (finocchiaccio) dispensando funghi; osservatorio
privilegiato per riflessioni sulla ciclicità delle stagioni ed il trascorrere del tempo.
Enzo Quarto ha così commentato: “la poesia di Demetrio è una Poesia popolare,
popolare non solo perché usa la lingua popolare, il dialetto, ma perché vive nei valori
del popolo e con i valori del popolo.”
Il dialetto è uno scrigno che conserva storia, usi e valori della comunità che lo parla e
ne rappresenta le radici, una sorta di carta d’identità culturale.
Demetrio Rigante nel suo libro di poesie spazia dal vissuto quotidiano, ai ricordi giovanili, alla
triste cronaca di questi ultimi anni che sta devastando l’umanità.
Fiòre de véirne (Fiore d’inverno), L’amòre de na vòlte (L’amore di una volta),
La chevertòdde saup’a re scenocchiére (La coperta sulle ginocchia), La lèngue de le
nunne (La lingua dei nonni), Nòtte a Kiev (Notte a Kiev), Nan dutte ià preddiute (Non
tutto è perso)
.
Demetrio ci ricorda che il dialetto non può essere dimenticato citando il poeta Nino
Pedretti:
“se la lingua muore, sepolta nel cuore dei vecchi, nelle case buie, allora il
paese è finito, non ha più storia”.
Alla serata erano presenti tra le personalità il nostro” Ing. Matteo Tibberio per il
Consolato dei Maestri del Lavoro della provincia di Bari e Bat.
L’iniziativa organizzata dall’Autore ha sostenuto la raccolta fondi per l’ADISCO
(Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale
).