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Negli anni ’80 alla RAI di Napoli si costruiva il futuro

31 Luglio, 2025 | Gli uomini e le donne che hanno fatto la RAI, Nuova Armonia

Il racconto appassionato di uno dei pionieri della RAI a Napoli

di Giuseppe Blasi

Nel mondo della comunicazione  ogni giorno è una sfida. Una cosa è certa: occorre saper raccontare gli avvenimenti, selezionando nel gran fascio di fatti che accadono quotidianamente, e, soprattutto, senza avere, a tutti i costi, la voglia di fare ogni volta uno scoop.

Il “Progetto Napoli” è stata una delle iniziative che ha segnato una tappa importante nella vita della Redazione della TGR Rai della Campania dei servizi giornalistici e dell’intero sistema informativo aziendale. Parliamo del telegiornale territoriale. Siamo partiti da una considerazione: il telegiornale regionale della Rai deve essere espressione delle varie realtà territoriali. La città capoluogo della Regione, di tutte le Regioni italiane, finisce con assorbire buona parte del telegiornale e del giornale radio.

La realizzazione del progetto per il collegamento ventiquattro ore su ventiquattro dagli studi delle città capoluogo (Avellino, Benevento, Caserta, Salerno) della Campania, con lo studio centrale della Rai in via Marconi a Napoli, è nato alla fine del 1993. Numerosi i problemi che abbiamo dovuto affrontare. In primo piano i rapporti interni risolti attraverso il coinvolgimento di tutti i settori partecipanti alla realizzazione del progetto e, in particolare, con la dimostrazione che lo stesso fosse complementare ed ausiliario e non esclusivamente alternativo all’utilizzo delle risorse interne. Poi abbiamo dovuto sciogliere i nodi legati agli aspetti tecnici (dislocazione dei ponti, qualità del segnale, possibilità di garantire contemporaneamente i collegamenti dai quattro studi distribuiti sul territorio, un segnale di riserva in caso di avarie, apparecchiature compatibili con quelle della  Rai, la realizzazione di una adeguata scenografia e, su tutto, il rispetto delle norme legate alla sicurezza di persone e cose).

Alla luce di questo copioso grappolo di problemi ci indusse a valutare la necessità che il primo passo da compiere per la realizzazione di un progetto -così semplice  nella ideazione, ma al contempo, molto complesso nell’attuazione-  fosse quello di effettuare uno screening delle aziende editoriali che potessero garantire un livello qualitativo elevato, senza che ciò comportasse un costo proibitivo, in quanto lo stesso doveva essere contenuto nel budget complessivo assegnato alla Redazione Rai della Campania.

Due anni di fitti incontri con LiraTv di Salerno, Mixim di Avellino, Videoteam di Benevento, Cast di Caserta (a Napoli  Videocomunicazioni e Studio C7,  in quanto operanti in città naturalmente occupano un ruolo a parte rispetto al suddetto progetto) ai cui responsabili venne sottoposta  l’idea di  voler collegare in modo permanente le province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno con il capoluogo campano, attraverso una rete di ponti trasmittenti, che, a differenza del passato,  consentisse, però, anche la possibilità di utilizzare uno studio televisivo completo ed una annessa saletta di montaggio.

Le suddette quattro società distribuite sul territorio regionale decisero di riunirsi in Consorzio, denominato RTC (Reti Televisive Campane), presieduto dall’editore-direttore di LiraTv Raffaele Budetti, ed approntarono un sistema  di ponti, per le “dirette” e i riversamenti alle sedi regionali e nazionali,  a Postiglione, in provincia di Salerno, e nella zona storica di Caserta oltre a disporre  studi televisivi e salette di montaggio finalizzati alle esigenze della Rai.

Il 13 gennaio 1996 fu realizzato, per la prima volta, un collegamento-prova con lo studio periferico di Salerno. Il 28 ottobre 1997 veniva avviata la fase dei collegamenti giornalieri  nell’ambito dei telegiornali regionali. Quattro collegamenti al giorno, uno per località:  due province nell’edizione delle ore 14, le restanti due in quella delle 19,35.

La Redazione Rai di Napoli rispondeva così alla domanda forte e crescente  dell’opinione pubblica di una televisione autorevole,  più presente in loco, capace di penetrare  le realtà sociali periferiche,  di rappresentarle  ed interpretarle su una platea più vasta, finanche nazionale. La televisione territoriale ha dato la possibilità di far conoscere i problemi di città e paesi lontani dalle metropoli, e di decifrarli attraverso il confronto per analogia o per contrasto: in questa ottica , la metropoli è apparsa più vicina alla periferia.

Il “modello Napoli”, come i vertici aziendali lo hanno chiamato ritenendolo un progetto pilota di interesse strategico, esportabile in tutte le altre sedi regionali, offre la possibilità di realizzare “dirette televisive” con diverse ore di anticipo rispetto ai network privati.

Basti pensare alla tragedia di Sarno  (il primo giorno della tragedia, il 6 maggio 1998, furono realizzati 105 servizi e “dirette” per  i telegiornali regionali e nazionali), l’incendio del treno dei tifosi a Salerno (dopo poco più di mezz’ora dalla tragedia furono trasmesse le prime immagini) e in centinaia di altre occasioni, per fortuna, non sempre per fatti dolorosi, ma anche di normale quotidianità.

Tre Tgr (alle ore 14, 19.35 e 22.45) e due Gr (ore 7.20 e 12.10) ogni giorno. L’informazione regionale della Campania è un racconto fatto ogni anno di tredicimila servizi televisivi e cinquemila radiofonici. Una storia iniziata nel 1953 in un appartamento al Corso Umberto. Di quella redazione facevano parte Luigi Compagnone, Ennio Mastrostefano, Samy Fayad, Ezio Zeffirelli,  (successivamente la Redazione si arricchì di altri straordinari professionisti quali Domenico Rea, Ernesto Mazzetti, Antonio Talamo, Luigi Necco, Carlo Franco, Luciano Lombardi), caporedattore Antonio Guarino al quale, dopo alcuni anni, subentrò Baldo Fiorentino che fu l’autore dei primi servizi televisivi. Suo il primo grande reportage sull’alluvione che colpì il salernitano nel 1956. A Napoli l’informazione televisiva cessò di essere costola della radio nel 1962, con l’entrata in funzione del Centro di Produzione di Fuorigrotta.  Dopo Baldo Fiorentino ha assunto la responsabilità della Redazione Ernesto Mazzetti che ha contribuito ad aprire nuovi scenari informativi sul piano regionale e nazionale. A Mazzetti, nel 1989, nominato direttore del Centro di Produzione di Napoli, venni indicato a dirigere la Redazione dal direttore generale della Rai, Biagio Agnes. Incarico che ho coperto per quattordici anni fino al 2003 quando venne affidata la responsabilità della Redazione a Massimo Milone.

Santuario di Pompei. Da sinistra Pino Nano, Giuseppe Blasi e lo storico Capo Ufficio Stampa della Sala Vaticana Angelo Scelzo

Esperienze televisive e radiofoniche a Napoli hanno sempre camminato a braccetto grazie ad uno straordinario gruppo di spiccate professionalità formato da trentotto giornalisti, una dozzina di telecineoperatori e operatori di ripresa, oltre ai montatori televisivi, tecnici della radiofonia, per non parlare dell’efficiente personale della segreteria di Redazione.

Di grande interesse il ventaglio di proposte televisive e radiofoniche. “Qui parla il Sud”, rubrica settimanale curata con alta professionalità da Antonio Talamo, il sabato alle ore 7,20 su Radio Uno,  e “Nord chiama Sud”,  rubrica televisiva che ha visto protagonista per anni Luigi Necco, hanno aperto a Napoli un osservatorio avanzato tra il Nord e il Sud del Paese, le due velocità di un unico territorio, i due volti  dell’unità nazionale.

Negli Anni novanta la Redazione napoletana della Rai ha realizzato trasmissioni televisive che hanno contribuito a raccontare momenti di vita individuale e comunitaria dei nostri territori: “Quarantesimo parallelo”, “Gran Tour”, “In Italia, Sud”, “Metropoli”, “Fratelli d’Italie”, “Campania sette”  realizzate insieme con Silvio Luise, Massimo Milone, Federico Ricciuti e con la collaborazione dei Colleghi dell’intera redazione. Nel 1992, per poco tempo purtroppo, venne allestito il settimanale “Mediterraneo”, successivamente affidato alla redazione siciliana,  tutto proiettato ad approfondire problemi e questioni di differente natura e che spesso superano il recinto locale: il rapporto tra Nord e Sud, tra nazioni industrializzate  e Paesi in via  di sviluppo, il confronto tra etnie, culture e religioni differenti.

Il giornalista Giuseppe Blasi storico Caporedattore Centrale della RAI a Napoli

Un’esaltante esperienza è stata quella che si è allungata negli anni con la messa in onda, nella fascia del mattino poco dopo le ore 11, un’edizione nazionale del TG 1, prima,  e del TG 2, successivamente, interamente affidata alla redazione napoletana con i contributi delle redazioni centrali,  affidate a Silvio Luise, Salvatore Biazzo e Augusto Muojo e condotte in studio da Antonella Fracchiolla e Antonello Perillo.

Dal 29 marzo 1999, al posto della suddetta edizione nazionale, ha preso il via, dal lunedì al venerdì, alle ore 17, prima, e alle ore 15, successivamente, la rubrica “Neapolis” con l’obiettivo di recuperare l’ascolto giovanile, un pubblico che in questi anni si è sempre più  orientato all’uso di altri strumenti di comunicazione come il personal ed il web. “Neapolis” utilizza uno studio virtuale, per la prima volta in Europa. Il conduttore non ha una postazione fissa, si muove nel virtual set, avvicinandolo virtualmente al luogo del fatto, alla realtà descritta.

Alla Rai di Napoli, negli Anni Novanta, abbiamo vissuto il futuro del servizio pubblico.

*Giuseppe Blasi è stato uno dei pionieri della RAi di Napoli, storico Responsabile della Redazione Giornalistica partenopea e per lunghi anni Direttore della Scuola di Giornalismo all’Università di Salerno.

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