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“Il dono dell’Amore” l’ultima perla letteraria di Raffaele Nigro

4 Agosto, 2025 | Comunicazioni, Nuova Armonia

di Mario Deon

Tempo d’estate è tempo di lettura! E’ quindi il momento di ricaricare i nostri scaffali, con i libri che accompagneranno le nostre vacanze: sotto l’ombrellone come sul comodino, fra un bagno e l’altro, prima o dopo le pennichelle estive.

È prassi quindi in questo periodo, affacciarsi in libreria e lasciarsi rapire da romanzi, saggi o piacevoli letture che accompagnino questo bel periodo dell’anno.

E in libreria spicca una nuova pubblicazione: “Il dono dell’amore”,(edito da La Nave di Teseo) e già il titolo, dolce ed accattivante, solleva tanta curiosità. La copertina che lo riveste, mostra poi una tela pittorica, che a sua volta mostra un pittore nell’atto di catturare col pennello quanto gli si mostra davanti agli occhi, nel compiere la propria opera. Perché questa copertina? Curiosità e domande che ci poniamo, a cui non è facile rispondere al volo.

Siamo però molto fortunati: l’autore è Raffaele Nigro, uno dei più importanti scrittori italiani contemporanei, che ha già collezionato, con  le proprie opere, tantissimi successi e premi letterari, a partire dal Supercampiello vinto nel 1987 con “Fuochi nel Basento”, con un palmares che nel tempo si è arricchito di tantissimi altri riconoscimenti, la lista è davvero lunghissima, giusto per citarne alcuni: il premio “Primo Levi”  ed il  Premio Nazionale Rhegium Julii (1991), il Premio Cesare Pavese (2000) Il Premio Nazionale Letterario di Pisa (2011) ed il Premio Montale (2019). Ultimo libro prima di questo, “il cuoco dell’Imperatore” del 2021, un romanzo ambientato nell’epoca di Federico II, il “Puer Apuliae”, e già pluripremiato. Dicevo quindi che siamo fortunati perché Raffaele è nostro ex collega RAI, (Caporedattore e Direttore della Sede Rai di Bari) ed amico oltre che iscritto a Raisenior, e ne siamo ovviamente molto onorati!

Ne approfittiamo subito per incontrarlo, grazie anche al fatto che Raffaele, lucano di nascita, è però barese di adozione, fin da quando nel 1979 iniziò la sua carriera da Programmista regista nella Sede RAI di Bari.

-Prima di parlare del libro, ti rivolgo però Raffaele, una curiosità personale. Da pendolare fra la tua Basilicata e la Puglia, pendolarismo di una vita, cosa ti manca quando sei a Bari e cosa ti manca quando sei a Melfi, in considerazione anche del fatto che queste due belle regioni del Sud, rispetto agli anni 80 quando erano quasi sconosciute ai più, sono salite alla ribalta nelle rotte turistiche oltre che nel cinema e nell’editoria?

Intanto va detto che dai pugliesi ho imparato la praticità mercantile, dunque non solo è necessario pensare ma è importante concretizzare ciò che si costruisce mentalmente. A Bari mi manca l’aria di montagna e il senso di amicizia che spira tra le strade dei paesi. A Melfi mi mancano le opportunità della città, teatro, cinema, incontri culturali, presentazioni di libri.

-Raffaele, come è nata l’idea di scrivere questo libro, partendo dal titolo e dalla sua veste grafica?

L’idea di questo libro mi viene da lontano, dalla constatazione del disamore che si respira per l’arte e per la cultura pittorica e libraria. C’è una smodata rincorsa alla superficialità, al chiasso al benessere alla fatuità e al cibo come fine supremo della vita. E la televisione non aiuta, tra emittenza pubblica e privata c’è una corsa smodata al salto in basso. Nei talk parlano solo i piedi dei calciatori e le gambe delle soubrette. Non se ne può più. Come 113 ci sono i cantanti, con le loro melense poesiole in rima contrabbandate per canzoni. E i giovani che corrono da un concerto a un altro pensano di rincorrere la grande cultura. È questo il mondo che vogliamo? E’ questa la società che abbiamo sognato?

-Nei tuoi lavori precedenti troviamo sempre delle allegorie in tema di costume, politica e vita vissuta, anche calcando epoche cosi’ diverse e lontane. Questo vale anche per questo libro?

Vale anche per questo libro. Anzi qui metafore e simboli sono ancora più vivi, perché io batto sul tema della fuga dei giovani dal Sud e dall’Italia in genere e sul difficile impianto di una generazione di mediterranei e subsahariani nelle nostre terre. E del rapporto sconquassato tra genitori e figli e tra amici che si parlano sui social e rinunciano ad incontrarsi nella realtà.

Grazie Raffaele per quanto hai detto. Sono parole che ci aiuteranno a comprendere meglio il testo del nuovo libro, ma sono anche pillole di saggezza di vita che spero personalmente possano raggiungere soprattutto i giovani, che sono poi il nostro futuro.

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