
di Gianni Garrucciu*
Il libro di Gad Lerner è un atto d’amore già nel titolo “Gaza”, ma che in verità, diventa più esplicito nel sottotitolo “Odio e amore per Israele”.
Si può vivere in paradiso sapendo di avere l’inferno accanto?”, si chiede Gad Lerner, giornalista, scrittore, una vita trascorsa in RAI dove nel 2000 è stato direttore del Tg1; con esordio nel giornalismo nel quotidiano Lotta Continua, per poi passare a Repubblica e infine al Fatto Quotidiano, oltre alla partecipazione della nascita del canale televisivo La7.
Ospite a Sassari della Scuola di Politica delle Acli Demucratica e del Circolo don Mazzolari di Tempio, Lerner ha presentato il suo ultimo libro dal titolo Gaza, odio e amore per Israele, edito da Feltrinelli. E non è un caso che proprio a Gaza la Bibbia colloca il celebre episodio in cui il guerriero ebreo perde la vita fra le macerie insieme ai nemici: “Muoia Sansone con tutti i Filistei!” Il popolo dei filistei che dà il nome alla Palestina moderna.
Ed è a Gaza che il 7 ottobre 2023 le milizie di Hamas hanno scatenato l’inferno per compiere in Israele il più terribile massacro di ebrei dal tempo della Shoah.
«Così il governo di Netanyahu», dice Lerner, «ha acceso una forte offensiva militare con un devastante spargimento di sangue, ma con il risultato» accusa lo scrittore, «di screditare la reputazione di Israele portandolo nel tempo a un isolamento politico e militare senza precedenti. Gaza è diventata così il simbolo di una questione che assume nel mondo dimensione culturale e morale prima ancora che politica. »
Il libro di Lerner è un atto d’accusa già nel titolo “Gaza”, ma che in verità, diventa più esplicito nel sottotitolo “Odio e amore per Israele”.
Il rapporto israeliani-palestinesi viene affrontato senza tentennamenti: ne nasce una profonda e severa riflessione su Israele, su cosa è stato, su che cosa è, e cosà sarà per il futuro.
Lerner è ebreo, nato in Libano a Beirut, con bisnonni materni presenti in Palestina da oltre cento anni; parla l’ebraico, ha parenti in Israele, conosce bene il paese e crede in un Israele democratico.
«Ma questo sviluppo civile e culturale che lo ha contraddistinto» ˗ e che Lerner definisce Rinascimento ˗ «subisce ora» ˗ sostiene l’autore ˗ «una brusca frenata: questo slancio si è fermato, si sono manifestate correnti ultraortodosse che dichiarano Israele come patria esclusiva dei soli ebrei e prevedono l’espulsione per coloro che non lo sono.»
Per la legge approvata nel 2018 l’intera Palestina è Terra di Israele, e dunque i palestinesi dovrebbero andarsene. «Purtroppo» ˗ sostiene Lerner ˗ «la questione palestinese è stata rimossa, come se fosse ritenuta impossibile qualunque soluzione.»
Ma è difficile vivere in un Paradiso quando di fianco c’è l’Inferno. È sufficiente paragonare i redditi degli ebrei e dei palestinesi per constatare la differenza abissale nelle condizioni di vita: il reddito medio di un israeliano è di 55.000 dollari annui, quello del palestinese di 1.300.
L’immagine di Israele tra gli altri popoli è diventata sempre più negativa, più espressione di forza e di vendetta che di giustizia.
«Le vicende di Israele», prosegue nella sua narrazione Lerner, «riguardano il mondo intero e anche noi: una conseguenza dell’involuzione di Israele è che oggi i suoi maggiori sostenitori si trovano a destra».
L’autore si misura con il fanatismo che ha contagiato i due popoli in guerra. Da ebreo per il quale Israele ha significato salvezza, deve fare i conti con l’esclusivismo della destra sionista. Le spaccature della società israeliana, il rinchiudersi in se stesse delle Comunità ebraiche della diaspora, che si sentono incomprese e lanciano accuse di antisemitismo a chi solidarizza con i palestinesi, lo riportano alle domande cruciali che già si poneva Primo Levi: che futuro può avere questo Israele? Ne nasce un libro sincero che mette in guardia quanti non vogliono finire arruolati negli stereotipi delle opposte fazioni, preludio di ogni guerra.
Lerner a Sassari, non si è sottratto alla discussione nata dalle tante domande poste dal numeroso pubblico intervenuto alla serata organizzata dalla Scuola di Politica delle ACLI “Domucratica” e dal Circolo Mazzolari di Tempio. Un incontro che ha permesso alla città dei presidenti Segni e Cossiga e di Enrico Berlinguer di confrontarsi con una delle questioni più delicate e controverse del nostro tempo, offrendo un’occasione unica di approfondimento rigoroso. Con il suo stile diretto e la consueta attenzione per i nodi identitari contemporanei, Gad Lerner ha offerto una lettura densa e personale di Gaza come simbolo globale di conflitto, sofferenza e memoria. «Per capire Gaza dobbiamo liberarci degli stereotipi che ci arruolano nelle opposte fazioni e ci impediscono di vedere l’umanità dell’altro», ha concluso Lerner.
*Gianni Garrucciu. Negli anni, dopo avere insegnato Geografia dell’informazione presso la Facoltà di Economia dell’Università di Sassari, e partecipato come insegnante e consulente in vari corsi di giornalismo e scrittura della Cee, insegna da anni Storia e tecnica della radio, presso il Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università sassarese. Nel 1992 scrive il primo libro dal titolo Il telegiornale tra informazione, potere e spettacolo: anticipa la tesi secondo la quale il giornalista può essere manipolato dal mondo della pubblicità e degli ascolti. Nel libro, le interviste agli allora direttori dei tre telegiornali Rai: Bruno Vespa (TG-1), Alberto La Volpe (TG-2), Sandro Curzi (TG-3). Ha scritto un libro sulla Storia e le Curiosità della Radio dalla nascita (1924) a oggi, con l’avvento dei social media e dell’Intelligenza artificiale. Ha scritto con Renzo Arbore due libri (editi da Rai Libri) sulla vita e le opere dell’artista foggiano che ha rivoluzionato il modo di fare radio e tv. Ha scritto anche due libri con Papa Francesco, “Fame” e “I poveri non esistono”, editi dalla San Paolo, con il coinvolgimento dei maggiori protagonisti del Pianeta, dai premi Nobel alle grandi istituzioni mondiali. Ma soprattutto è stato il perno della sede Rai della Sardegna, quella che nel 1945 diede per prima la notizia della fine della Guerra. Quella dove ha mosso i primi passi Biagio Agnes. Garrucciu ne è stato una colonna fin dai tempi dei due presidenti della Repubblica Segni e Cossiga e di Enrico Berlinguer

