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Il cordoglio di RAI Senior per la morte di Carlo Sassi

28 Settembre, 2025 | Comunicazioni

Carlo Sassi in diretta con la sua moviola sempre pronta a sfatare possibili errori di valutazione

Antonio Calajò: “Rai Senior ricorda un grande pioniere del giornalismo sportivo”.

di Pino Nano

Nel cuore del giornalismo sportivo italiano, la notizia della scomparsa del giornalista Carlo Sassi, lascia un’impronta indelebile. Il cordoglio della grande famiglia di RAI Senior.

Carlo Sassi, nato a Milano il 1° ottobre 1929 e scomparso il 28 settembre 2025 alla veneranda età di 95 anni, era entrato in Rai nel 1960, ed è stato per oltre trent’anni un volto noto della trasmissione “La Domenica Sportiva, una figura che ha letteralmente rivoluzionato il modo di raccontare il calcio in televisione.

Oltre a essere un grande giornalista, Carlo Sassi – lo ricorda oggi lo stesso Antonio Calajò Presidente di RAI Senior– incarnava una passione e una curiosità rare, capaci di trasformare la cronaca in racconto memorabile. Il suo contributo non si è limitato alla tecnica ma ha aperto un nuovo modo di comunicare lo sport, fatto di approfondimento e rigore.

“Oggi, il ricordo di Carlo Sassi è quello di un uomo che ha saputo fermare il tempo per farci vedere il calcio con occhi nuovi, lasciando un’eredità indelebile nella storia della televisione italiana. E’ per questo- sottolinea ancora il Presidente di RAI Senior Antonio Calajò– che tutti noi ci stringiamo attorno alla grande famiglia dei cronisti sportivi italiani che hanno perso uno dei loro punti di riferimento fondamentali”.

 In una nota ufficiale di queste ore, “la Rai esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Carlo Sassi, giornalista e storico volto della Domenica Sportiva. Pioniere dell’uso della moviola, introdotta nel 1967, ha cambiato il modo di raccontare il calcio e lo sport in televisione. Con rigore e passione ha accompagnato per decenni i telespettatori, lasciando un segno indelebile nella storia del giornalismo sportivo italiano”.

Era il 1967 quando Carlo Sassi, con lungimiranza e passione, introdusse la moviola in tv, trasformando per sempre la narrazione sportiva di quegli anni. Fu un gesto di vera innovazione: perché faceva capolino per la prima volta in televisione un “giocattolo” che dava la possibilità di rivedere, al rallentatore, le azioni più controverse, offrendo così agli spettatori uno sguardo più approfondito, più giusto, e più reale sul gioco in campo.

“La realtà- raccontava in televisione lui stesso- è che la moviola era nata come una curiosità. Ci lavorammo parecchio, prima di lanciarla, ma il senso era quello. Poi, tutti ci si sono buttati: la carta stampata, le stesse società. E questo ha cambiato le carte in tavola, probabilmente anche il senso delle cose. Oggi tutto si risolve all’analisi di rigori, veri o presunti, e fuorigioco. Non era così, nelle mie intenzioni. La moviola era, ed è, uno strumento utile. Potrebbe essere anche piacevole, basterebbe dare più spazio al gesto atletico, allo spettacolo del calcio. Mi dispiace che sia diventato soltanto un problema di torti fatti o subiti”. Indimenticabile, ma anche iconico l’uso della moviola che servì a Carlo Sassi per chiarire la validità di un gol fantasma di Gianni Rivera in un derby Inter-Milan, e che nei fatti segnò l’inizio della popolarità di questa tecnologia.

“Ma la moviola in sé- spiegava Carlo Sassi ai colleghi di “Storie di Calcio”-  al di là degli arabeschi o degli stravolgimenti verbali, dei fiumi di parole spesso spesi dietro a un dubbio, ha aiutato parecchio la classe arbitrale. Che si è resa conto anche grazie a quelle immagini di come stava cambiando il calcio. Guardate una partita di oggi e confrontatela con una partita di fine anni 60. Sono due cose diverse. Il calcio si è velocizzato, viaggia a ritmi che allora erano impensabili. Grazie alla moviola, gli arbitri hanno capito che dovevano stare più vicini all’azione, in ogni momento della partita. E di conseguenza hanno migliorato la loro preparazione atletica e le prestazioni in campo. Ricordo che facevano riunioni per discutere di queste cose, e la discussione, quando è propositiva, porta sempre uno sviluppo”.

Vi ricordo anche che Carlo Sassi curò per anni la rubrica della moviola e condusse programmi storici come “Pronto moviola” e, dopo un breve passaggio a Mediaset, tornò in Rai con “Quasi Gol” e partecipò a “Quelli che il calcio” accanto a Fabio Fazio e Marino Bartoletti.

Carlo Sassi -ricorda oggi Marco Beltrami, giornalista sportivo Rai- ha dato al mondo del calcio la possibilità di guardare ogni dettaglio, di fermare il tempo per capire meglio l’azione. È stato un innovatore senza paragoni,”.

“Quando portò la moviola in tv – dice da par suo Maria Rossi, storica collega e critica televisiva- Carlo non immaginava che avrebbe aperto la strada a quello che oggi conosciamo come VAR” .

“È stato un maestro, di cui tutti noi abbiamo imparato molto,” ricorda ancora Marco Beltrami. “Ci ha insegnato che il giornalismo sportivo può essere insieme tecnico e poetico.”

Ma c’è di più. La carriera di Carlo Sassi è stata intrecciata indissolubilmente a quella della Rai, di cui divenne uno dei volti più riconosciuti negli anni d’oro della Domenica Sportiva. “Non solo un giornalista, ma un vero e proprio pioniere, capace di unire rigore tecnico e passione per lo sport, dando vita a un nuovo modo di comunicare che ancora oggi influenza il mondo del calcio e oltre”.

Ricordare Carlo Sassi significa evocare un’epoca in cui la tv era al centro della casa italiana, un’epoca in cui il calcio non era solo sport, ma un rito sociale, un momento di unione e di discussione appassionata. Lui seppe raccontare questo mondo con competenza e poesia, rivoluzionando non solo uno strumento, ma un’intera mentalità giornalistica. Il suo lavoro ha di fatto poi anticipato ciò che oggi conosciamo come VAR, dimostrando un’intuizione che ha cambiato per sempre il volto del calcio.

Oggi, il ricordo di Carlo Sassi non è solo quello di un grande giornalista, ma di un innovatore che ha saputo trasformare la passione in racconto, la cronaca in storia. Un’eredità preziosa, un faro per chiunque voglia comprendere che dietro ogni immagine rallentata c’è un uomo, con la sua visione e il suo amore per lo sport, che ha aperto la strada a una nuova era del racconto televisivo.

Addio a un maestro, un visionario, un testimone prezioso del calcio italiano e della sua magia.

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